12 ottobre 2010

"Amori e foglie di tè" di V.V. Geneshananthan

I matrimoni combinati, così come pure le altre usanze simili completamente sconosciute alla cultura occidentale, sono un argomento che mi ha sempre incuriosito, soprattutto perchè vorrei capire fino a che punto le persone che vengono obbligate a sposare una persona che non amano e che conoscono a malapena si rendano conto di quello che stanno facendo, in altre parole vorrei capire se la maggior parte di loro sia consapevole che si tratta di una cosa piuttosto "squallida" e innaturale oppure se semplicemente ignorino l'esistenza di alternative, seppur tante volte inaccessibili.

E per questo che "Amori e foglie di tè", il primo romanzo di V.V. Geneshananthan, mi ha subito incuriosito, se non altro per la frase riportata in fondo alla copertina: "In Sri Lanka ogni famiglia comincia con un matrimonio combinato...".

In realtà il tema dei matrimoni combinati è affrontato solo in parte, si tratta infatti della narrazione di alcuni dei più gravi ed importanti problemi che esistono ormai da decenni in Sri Lanka attraverso la storia di una famiglia, quella di Yalini, una ragazza di origini srilankesi nata e cresciuta negli Stati Uniti, il posto che i suoi genitori, stranamente uniti da un "matrimonio d'amore", hanno scelto per lei al fine di tenerla il più lontano possibile dai problemi del loro paese. 

Ma non è così facile sfuggire alle proprie origini, soprattutto dopo l'arrivo di suo zio Kumran, ex militante nelle Tigri per la liberazione del Tamil Ealam, e sua cugina Janini, che è decisa a rispettare la tradizione e a sposarsi con un matrimonio combinato. 

Nonostante questo libro si è rivelato praticamente l'opposto di quello che mi aspettavo dal titolo, sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla capacità narrativa di questa giovane scrittrice, che è stata capace di affrontare temi forti senza cadere nel didascalico e senza lasciar trasparire alcuna presa di posizione politica, nonostante fosse coinvolta in prima persona.

"Ho dovuto imparare a scrivere in prima persona. Non è una cosa che mi viene naturale. Sono una scienziata, della ricercatrice ho l'amore per il dettaglio, la terza persona e la distanza. Ma non si può scrivere della propria famiglia senza scrivere di sè. Bisogna essere disposti a dire tutto, sempre. Perchè in un  momento di serenità posso anche lasciare che una persona come Uma scompaia e venga dimenticata. Posso lasciare che la gemella di Tharshi, Kuniu, sfigurata dal fuoco, scompaia e venga dimenticata. Voglio però che in seguito qualcuno legga tutto questo, che veda quanto ho amato la mia famiglia, persino mio zio"

"Tutte le famiglie cominciano con un matrimonio e tutti i matrimoni cominciano con una famiglia"

"Non lo capiscono: la storia. Curare il futuro attraverso la conoscenza del passato. [...] Se non viene registrato potrebbe ripetersi di nuovo tra cinquant'anni: due famiglie che non si parlano senza neppure sapere perchè"

"Abbiamo tutti i palmi dello stesso colore. Sono i dorsi a tradire di quale colore siamo davvero"

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